giovedì 8 marzo 2018

Educazione e sicurezza stradale 🚔🛵





di Salvatore Abbate, Oscar Maniglia e Martina Corsale (3^ L).


Qualche giorno fa abbiamo fatto un incontro con la Polizia Municipale, che si è svolto in due giornate: durante la prima giornata due incaricati della Polizia ci hanno fatto vedere come ci si comporta in strada e il giorno seguente ci hanno informato sul tema dell’infortunistica stradale. L’incontro si è tenuto nell’Auditorium della scuola con tutte le classi terze.
Dopo essersi presentati, i due incaricati hanno cominciato l’incontro mostrandoci le varie tipologie di caschi omologati e non e ci hanno fatto vedere alcuni video sull’argomento; uno in particolare ha fatto emozionare tutti e ci ha toccato nel cuore facendoci riflettere sull’importanza della vita: il video raccontava della lettera scritta da un’agente della polizia stradale accorsa a seguito di un incidente stradale in cui era rimasto coinvolto un ragazzo che stava ritornando a casa dopo una serata passata in discoteca. La lettera riporta le parole che quel ragazzo, riverso sull’asfalto e in punto di morte, ha pronunciato come se stesse rivolgendosi alla madre e che sono state contestualmente raccolte dall’agente di Polizia accorsa in aiuto.
I due incaricati ci hanno anche raccontato come ci si deve comportare in caso di incidente e quanto spesso a Palermo la Polizia venga chiamata “sbirri”. Ci hanno raccontato una storia molto divertente che hanno vissuto in prima persona: una mattina, dopo aver fermato una signora che stava parlando al telefono ed era anche passata con il semaforo rosso alla guida della sua auto si accorsero che la stessa aveva lanciato il telefono sul sedile del passeggero senza chiudere la chiamata; una volta fermata, la signora aveva cominciato a gridare, prendendo per pazzi gli agenti della Polizia Municipale e negando fermamente di avere avuto il cellulare acceso durante la guida finchè gli agenti non udirono una voce provenire da quel telefono giacente sul sedile del passeggero… a quel punto la signora, non potendosi altrimenti giustificare, concluse con questa frase assurda, ma molto spiritosa “al giorno d’oggi i telefoni parlano da soli!”.
Durante la seconda giornata chi hanno spiegato cosa fare in caso di incidenti e ci hanno raccomandato di stare molto attenti quando si è da soli in un pub perché c’è gente che somministra la “droga dello stupro”: una sostanza incolore e inodore che viene diluita in altra bevanda all’insaputa del/la malcapitato/a e che, una volta ingerita, fa perdere la cognizione di tutto ciò che si sta facendo o dicendo.

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